L’ansia infantile e il suo trattamento
L’ansia infantile e il suo trattamento

L’ansia infantile e il suo trattamento

Cos’è l’ansia?

La parola “ansia” deriva dal latino angere, cioè “stringere”, termine che rappresenta perfettamente la sensazione che i soggetti ansiosi provano quando vivono questa emozione. L’ansia è «uno stato emotivo a contenuto spiacevole caratterizzato da timori e preoccupazioni in assenza di un pericolo reale» (Pontillo & Vicari, 2020).

L’ansia è spesso considerata come sinonimo di paura e agitazione, poiché in comune hanno la stessa attivazione fisiologica. In verità, però, mentre la paura è associata alla percezione di una minaccia oggettivamente reale (presente in quel momento o imminente), l’ansia nasce anche in assenza di tale pericolo; è quindi un’emozione che riguarda le possibili conseguenze di un evento che il soggetto percepisce come temibile. È la rappresentazione di un’eventuale conseguenza negativa che genera ansia.

L’ansia è un’emozione molto comune. In particolare, nei bambini è una condizione normale dello sviluppo emotivo. Infatti, i disturbi d’ansia sono tra i disagi psicologici più diffusi al mondo e in età evolutiva: circa il 25% dei bambini e degli adolescenti ne riceve la diagnosi.

Ma l’ansia è sempre un’emozione negativa?

Bisogna distinguere, però, tra ansia adattiva e ansia disadattiva.

Si pensi ad un bambino che deve ricevere una valutazione scolastica delle proprie competenze. In previsione di un’interrogazione (evento futuro), il cui esito è incerto e che per questo può generare preoccupazione, il bambino organizzerà il suo studio in modo tale da arrivare a scuola preparato e aumentare così le probabilità di avere successo. In questo caso, l’ansia svolge una funzione adattiva perché porta l’individuo a mettere in atto una serie di comportamenti che lo aiuteranno a fronteggiare una situazione non familiare e quindi potenzialmente pericolosa.

Diverso è, invece, il caso di un bambino che non solo ha timore dell’interrogazione, ma che si sente come paralizzato all’idea di dover sostenere quella prova e di essere giudicato negativamente dai compagni o dagli insegnanti. Tutto ciò danneggia fortemente la sua preparazione e la sua performance, aumentando la probabilità di ottenere un risultato insufficiente. Questo è ciò che si intende con ansia disadattiva e, quindi, patologica.

Quali sono i disturbi d’ansia?

All’interno della classe dei disturbi d’ansia – così come descritto nel DSM-5 (2013), il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – si trovano:

  • Fobia specifica;
  • Disturbo d’ansia sociale, o fobia sociale;
  • Agorafobia;
  • Disturbo di panico;
  • Disturbo d’ansia generalizzata;
  • Disturbo d’ansia da separazione;
  • Mutismo selettivo.

Nella precedente edizione del DSM, il DSM-IV (1952), l’ansia da separazione e il mutismo selettivo erano classificati sotto la dicitura “Disturbi solitamente diagnosticati per la prima volta nell'infanzia, nell'adolescenza o nella fanciullezza”.

Questo dato informa sul fatto che i disturbi d’ansia sono caratterizzati da un’età d’esordio nettamente più precoce rispetto ad altri disturbi: l’età d’esordio media per i disturbi d’ansia si aggira intorno agli 11 anni, con alcune variazioni a seconda del singolo disturbo.

I disturbi d’ansia infantili persistono in età adulta o progrediscono verso altri disturbi d’ansia o altri disturbi mentali nel corso della vita. Possono presentarsi in comorbilità con altri disturbi, come la depressione o la dipendenza da sostanze e la prevalenza è due volte maggiore nelle donne rispetto agli uomini. Per questo, è di fondamentale importanza riconoscere tempestivamente la presenza di tali disturbi psicopatologici, e successivamente trattarli con terapie adeguate.

Il trattamento dell’ansia: diagnosi, sintomi e cura

Il trattamento d’elezione per i disturbi d’ansia è la Psicoterapia. Nel caso di bambini e adolescenti si predilige un intervento “multisetting”, cioè un tipo di trattamento che interessa tutti i contesti nel quale il bambino o l’adolescente si muove e agisce (scuola, famiglia, sport). Ciò significa coinvolgere anche gli adulti di riferimento dei piccoli pazienti, quindi insegnanti, genitori, nonni, istruttori sportivi, ecc.

Nella terapia cognitivo-comportamentale il focus del trattamento è l’interpretazione soggettiva degli eventi ambientali. Il lavoro degli psicoterapeuti consiste nell’incoraggiare una ristrutturazione cognitiva del paziente: l’obiettivo è sostituire i pensieri disadattivi con pensieri adattivi. L’idea di base di questo tipo di psicoterapia è che i pensieri creano le emozioni, le emozioni creano i comportamenti e i comportamenti rinforzano i pensieri. I comportamenti sono regolati dalle valutazioni degli stimoli piuttosto che dagli stimoli stessi, perciò un’errata valutazione è fonte di emozioni e comportamenti problematici (Kring, Davidson, Neale & Johnson, 2008; Carlson, Heth, Miller, Donahoe, Buskist & Neil Martin, 2007).

Per quanto riguarda l’impiego della terapia cognitivo-comportamentale nel trattamento dei disturbi d’ansia in età evolutiva, numerose ricerche riconoscono che essa è particolarmente efficace nel ridurre la sintomatologia ansiosa e, in generale, nella correzione di interpretazioni errate di sintomi fisici (Kring, Davidson, Neale & Johnson, 2008; Carlson, Heth, Miller, Donahoe, Buskist & Neil Martin, 2007; Arendt, Thastum & Hougaard, 2016; Hudson et al., 2015; Lundkvist-Houndoumadi & Thastum, 2013).

Le principali tecniche cognitivo-comportamentali utilizzate in età evolutiva sono:

  • Il rilassamento: è una tecnica che promuove la tranquillità mentale attraverso la distensione muscolare.
  • Le tecniche immaginative, cioè raffigurazioni mentali che inducono uno stato di rilassamento.
  • La ristrutturazione cognitiva: è la correzione di processi cognitivi disadattivi.
  • Problem solving: è una metodologia orientata al riconoscimento e alla definizione del problema, alla sua soluzione e alla valutazione delle alternative.
  • Rinforzo positivo, che mira ad aumentare la sensazione di soddisfazione del bambino ogni volta che si avvicina allo stimolo stressogeno.
  • Shaping: il bambino riceve una ricompensa quando il suo comportamento si avvicina a quello prefissato.
  • Estinzione: consiste nell’eliminazione di un comportamento disadattivo e disfunzionale (Pontillo & Vicari, 2020; Kring, Davidson, Neale & Johnson, 2008; Carlson, Heth, Miller, Donahoe, Buskist & Neil Martin, 2007).

Nella terapia cognitivo-comportamentale, lo psicoterapeuta diventa un modello che il bambino segue per apprendere modalità di pensiero e di comportamento. In particolare, nel trattamento dei disturbi d’ansia sembra essere molto efficace la strategia di modeling, che consiste nel far vedere al bambino un soggetto che affronta l’oggetto da lui temuto (può essere una scena videoregistrata oppure l’osservazione diretta del terapeuta che compie l’azione) (ibid.).

Alla luce di questi dati, possiamo concludere che un’individuazione tempestiva della sintomatologia ansiosa nei bambini è il primo fondamentale passo per evitare che il disturbo si cronicizzi e che impatti negativamente nella sua vita. Deve essere, quindi, un impegno di tutti – esperti e non – quello di prestare attenzione ai campanelli d’allarme.

Bibliografia

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  • Pontillo, M. & Vicari, S. (2020). L’ansia nei bambini e negli adolescenti: Riconoscerla e affrontarla. Bologna: Il Mulino.
Dott.ssa Alessia Bracaglia

Autrice

Dott.ssa Alessia Bracaglia

Dottoressa in Psicologia e Processi Sociali; laureanda in Psicologia clinica

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