Somatizzare l'ansia: i 6 sintomi da tenere sotto controllo
Somatizzare l'ansia: i 6 sintomi da tenere sotto controllo

Somatizzare l'ansia: i 6 sintomi da tenere sotto controllo

Cosa significa somatizzare un disturbo psicologico? Quando un problema fisico si rivela essere di origine psicologica? Cosa fare per riconoscerlo?

Sin da quando Platone con la sua opera “Fedone”, parlando della morte di Socrate, ha aperto il dibattito sul rapporto tra mente e corpo, la questione circa come la psiche possa interagire con il corpo, è stato oggetto di numerose riflessioni, più o meno scientifiche.

Il termine “somatizzare” deriva dal greco soma che significa corpo, da questa parola sono poi stati coniati i termini “disturbi psicosomatici” e “somatizzazione” con cui si intende la tendenza a trasferire sul piano fisico dei disturbi che sono prettamente di carattere psicologico.

Va posta particolare attenzione a non confondere i disturbi psicosomatici con la simulazione di malattie fisiche: le persone che soffrono di fastidi fisici la cui origine non può essere ricondotta a cause organiche, non stanno fingendo di stare male, i loro sintomi fisici sono reali ma non trovano una spiegazione medica chiara.

Lo stesso Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM) riporta una chiara definizione del disturbo di somatizzazione quando elenca una serie di sintomi, di natura diversa e che coinvolge aree differenti del nostro corpo, che si devono manifestare per poter riconoscere la presenza di un vero e proprio disturbo mentale: proprio il DSM ha suddiviso i disturbi da somatizzazione in 5 categorie:

  1. il disturbo fittizio che si manifesta come una conscia manifestazione di sintomi fisici non reali finalizzati a ottenere dei vantaggi (fingere un malessere per non andare al lavoro per esempio), la persona è perfettamente consapevole che non risente di alcun disturbo fisico e volontariamente simula uno stato di malattia
  2. il disturbo da sintomi neurologici funzionali o disturbo da conversione in cui si manifestano dei disturbi che sembrerebbero poter essere ricondotti a un disturbo neurologico ma che, in seguito ad indagini mediche, non hanno causa organica: tipici sintomi possono essere una paralisi a un arto, la perdita di un senso come il tatto, la vista o l'udito, la perdita di sensibilità a una zona del corpo, fino a giungere a vere e proprie crisi convulsive nei casi più gravi. In questo caso  il paziente non simula questi disturbi, tuttavia non si riscontrano cause organiche a cui poter ricondurre i disturbi. La persona non è conscia dell'origine psicologica di questi disturbi motivo per cui non contatta uno specialista della salute mentale, restando persuaso dell'origine fisica del suo disturbo
  3. il disturbo d'ansia da malattia o ipocondria si manifesta con forti preoccupazioni circa la propria salute fisica, con paure molto marcate di avere o poter contrarre delle malattie a tal punto da avere numerose difficoltà a svolgere le attività quotidiane. In questo caso non si tratta di una vera e propria somatizzazione poiché il fattore principale resta il forte timore di avere una malattia senza che vi siano sintomi fisici presenti che possano supportare tale paura. Tuttavia il soggetto tende ad alterare i rapporti sociali e personali a causa di questa condizione, costituendo di fatto un disturbo che compromette la quotidianità della persona
  4. il disturbo somatoforme non si discosta da quello d'ansia da malattia se non per la presenza di almeno un sintomo fisico o una patologia riconosciuta: in questo caso la persona lamenta un sintomo come dolore o affaticamento da cui deriva la convinzione di avere un disturbo fisico nonostante l'assenza di una prova medica a riguardo. Rientra in questa categoria anche chi ha una patologia ma lamenta sintomi ulteriori o amplifica quelli che possono essere ricondotti alla malattia. In questi casi la principale difficoltà sta nel riuscire a dimostrare che tali sintomi sono in realtà di origine psichica poiché si tratta di indici come il dolore o la stanchezza che difficilmente possono essere misurati e quantificati lasciando quindi alla percezione del paziente e alla sua descrizione, l'effettiva diagnosi della loro presenza e forza.
  5. fattori psicologici che influiscono su altre patologie: in questo caso il paziente ha una patologia ma nega la sua esistenza o non segue la terapia prescritta come forma di rifiuto della patologia stessa. Questo accade di frequente per tutte quelle malattie croniche e/o degenerative, le cui cure devono essere protratte per tutta la vita e che quindi implicano fattori di rifiuto importanti per il paziente specialmente all'inizio del suo decorso o appena se ne viene a conoscenza.

In tutti questi casi il medico si trova spesso in difficoltà, come già spiegato, poiché la convinzione dell'origine organica del disturbo lamentato dal paziente, lo conduce a prescrivere molti esami e anche di fronte all'esito negativo di questi, resta nel dubbio che non vi siano delle effettive cause fisiche alla base dei sintomi descritti.

Anche di fronte a questa evidenza l'ulteriore difficoltà resta poi quella di convincere il paziente che non vi sono fattori fisici che possano essere causa dei sintomi e che, di conseguenza, l'unica altra strada da percorrere è quella dell'aiuto psicologico: ancora persiste, seppur in modo più attenuato rispetto al passato, la convinzione che la mente non possa causare delle malattie fisiche e che quindi cercare aiuto in ambito psicologico non sia la chiave per risolvere i problemi fisici riscontrati.

Per comprendere quanto per esempio lo stress possa influire sui disturbi fisici, una recentissima ricerca americana del 2023 ha evidenziato come anche lo stress della quotidianità, come il lavoro, gli spostamenti, gli impegni familiari, le preoccupazioni economiche, possano influire sull'andamento del diabete mellito di tipo 2 e sull'efficacia delle terapie adottate.

Questa influenza tuttavia non è unilaterale ma reciproca: tanto una condizione mentale può influire su quella fisica, in presenza o assenza di una malattia, quanto una condizione fisica compromessa può far sorgere o peggiorare un disturbo mentale. Si pensi per esempio a quanto le malattie croniche possano incidere sulla salute psicologica di chi ne è affetto: sapere che un disturbo fisico non possa essere risolto con una cura e che la terapia accompagnerà la persona per il resto della sua vita, può far sorgere disturbi depressivi, ansia e reazioni di rifiuto.

Somatizzare l'ansia: come riconoscere se i sintomi fisici sono in realtà causati dall'ansia

Una delle cause più diffuse dei disturbi psicosomatici sono i disturbi dell'umore e in particolare l'ansia, che si manifesta in una varietà di sintomi fisici molto vasta e che per questo è anche molto difficile da riconoscere come la causa primaria dei sintomi fisici lamentati dal paziente.

Quando una persona vive in condizione di costante ansia genera nel suo organismo uno stato di allerta: se nelle situazioni di pericolo, l'attivazione del sistema nervoso simpatico permette di mantenere il corpo in una condizione di attenzione e pronto per intervenire in caso di effettivo manifestarsi del pericolo, nel caso in cui questa attivazione sia frutto di stress e ansia e non di una condizione reale di allerta, non può che influire sul corpo generando fastidi fisici o anche veri e propri disturbi.

In particolare sono state rilevate 6 aree di interesse in cui l'ansia può avere un'influenza sulla salute fisica, vediamole una per una.

Apparato gastrointestinale

Quando si parla dell'intestino come del secondo cervello del nostro organismo, si vuole sottolineare l'importanza del corretto funzionamento di questo organo al fine di poter supportare il benessere generale della persona. Nell'intestino vi sono infatti milioni di cellule neuronali che comunicano col cervello in primis grazie al nervo vago.

Inoltre l'intestino comunica anche attraverso neurotrasmettitori e citochine (comunicazione di tipo biochimico) con il sistema nervoso e infine il microbiota intestinale cioè l'insieme di batteri e microorganismi che colonizzano il nostro intestino, sono in costante comunicazione con il sistema nervoso centrale e periferico.

Ciò significa che, vista la velocità con cui la comunicazione avviene tra i due cervelli, quando sopraggiunge una situazione di pericolo è questo apparato, prima ancora che quello cardiocircolatorio e respiratorio, a rispondere contraendosi e preparando il corpo alla risposta. Tuttavia l'ansia come condizione cronica di allerta può portare l'apparato gastrointestinale a reagire con disturbi quali nausea, stipsi, diarrea, gastrite, reflusso gastroesofageo, ulcera peptica o colite spastica (da cui la sindrome da colon irritabile). Inoltre più superficialmente anche la difficoltà a deglutire costituisce un sintomo frequente di una condizione di ansia: dato che la saliva non viene prodotta dalle ghiandole per favorire la sudorazione e conservare i liquidi per il buon funzionamento dei muscoli (in risposta a una situazione di pericolo che prepara il corpo a reagire), la masticazione del cibo e la deglutizione risultano difficoltose.

Apparato cardiocircolatorio

Questo secondo apparato composto dal cuore e dal sistema circolatorio completo, può essere compromesso nelle sue funzionalità dall'ansia a causa del ruolo che gioca il cuore nelle condizioni di attivazione dell'organismo.

Ancora una volta va preso in considerazione il sistema nervoso simpatico il quale mette in allerta l'intero apparato aumentando i battiti cardiaci e quindi conseguentemente la pressione sanguigna: questo si manifesta fisicamente con tachicardia, palpitazioni cioè alterazioni del battito cardiaco che si sentono nel petto ma anche nella gola o nel collo, aritmie cioè passaggi repentini da un battito cardiaco accelerato a uno rallentato, dolore al petto, aumento o riduzione della pressione con conseguente sensazione di svenimento.

Anche la molto frequente cefalea o mal di testa può avere un'origine psicosomatica se si pensa che l'attivazione del sistema cardiaco porta a una vasocostrizione (da cui l'aumento della pressione sanguigna) anche a carico del sistema circolatorio presente nella testa che può portare a provare forti dolori soprattutto a inizio giornata o nel tardo pomeriggio. Quando questa condizione si protrae per lungo tempo a causa dell'ansia, non riconosciuta come vera causa del problema, l'intero sistema cardiocircolatorio viene messo alla prova, aumentando il rischio di contrarre dei disturbi fisici permanenti soprattutto relativi a ipertensione o episodi ripetuti di tachicardia.

Apparato respiratorio

Respirare costituisce una delle azioni più importanti per il benessere del fisico. Tra il respiro completo e la mancanza di respiro vi sono una serie di condizioni che possono essere generate dall'ansia: durante una situazione di pericolo il respiro si fa corto e veloce perché l'adrenalina, un ormone che attiva tutti i sistemi finora descritti, porta a una restrizione della gola e alla necessità di respirare più velocemente e fare respiri più brevi e frequenti.

La sensazione di nodo alla gola che si prova nelle condizioni di ansia è dovuta proprio a questa reazione all'adrenalina e così anche l'iperventilazione, l'asma bronchiale e la sensazione di soffocamento. Anche sbadigliare più frequentemente può segnalare la presenza di una condizione di ansia: non solo perché l'ansia può compromettere la capacità di riposare durante il sonno generando quindi una maggiore necessità di rilassarsi (da cui la frequenza maggiore dello sbadiglio) ma se lo sbadiglio è superficiale e rapido e si presenta molto frequentemente può essere il segnale che il corpo cerca di incamerare aria ma in condizioni di iperattivazione e quindi che non garantiscono quell'inspirazione ed espirazione profonda tipica dello sbadiglio per sonno o per noia.

Conseguenze ulteriori di una alterata capacità respiratoria sono episodi di derealizzazione in cui la persona ha la sensazione che l'ambiente che la circonda non sia reale o la depersonalizzazione in cui invece si ha la sensazione di osservare se stessi dall'esterno come se si fosse al di fuori del corpo. Queste condizioni sono spesso legate ad episodi di iperventilazione in cui anche il cervello riceve meno ossigeno.

Apparato muscoloscheletrico

La condizione di allerta in cui il corpo si trova in condizioni di pericolo attiva l'intero sistema muscolare e scheletrico per preparare la persona a fuggire o reagire: questo porta l'organismo a porsi in una condizione di generale tensione temporanea e necessaria allo scopo.

Quando l'ansia come condizione cronica, porta il corpo a rimanere sempre in tensione, possono manifestarsi diversi disturbi a carico dell'apparato muscoloscheletrico: crampi muscolari, dolore alla schiena, torcicollo, rigidità degli arti, tremori, parestesie cioè sensazione di torpore e formicolio a diverse parti del corpo, artrite fino a giungere alla fibromialgia o alla stanchezza cronica.

Una particolare condizione che può verificarsi a causa di questo stato di tensione è il mal di testa da tensione e anche il dolore alle mandibole: entrambe queste condizioni sono dovute al fenomeno del bruxismo ovvero la tendenza a digrignare i denti durante il sonno con conseguente dolore che parte dalle mandibole ma si può estendere al collo e alle tempie e diventare una più generale cefalea.

Apparato urogenitale

Nonostante la tendenza del nostro organismo in caso di forti tensioni sia quella di economizzare i liquidi per favorire la sudorazione e alimentare i muscoli, uno dei fenomeni che si manifestano più di frequente in caso di ansia è la tendenza ad andare più volte in bagno anche senza espellere un quantitativo di urina significativo: questo è legato alla necessità del corpo di alleggerirsi per affrontare la situazione di pericolo imminente.

Quando questa non si verifica ma la condizione di ansia permane il rischio è di compromettere il regolare funzionamento di questo apparato con conseguenze negative anche nella sfera sessuale in cui si verificano disturbi quali anorgasmia, impotenza o eiaculazione precoce. Inoltre anche la sindrome premestruale (collegamento con articolo scritto sull'argomento) può comportare dolori addominali maggiori legati proprio alla condizione ansiosa.

Sistema cutaneo

Anche se non sono ancora chiare le cause scientifiche che legano l'ansia e lo stress cronico alle malattie della pelle, tutti gli studi condotti fino ad oggi hanno ottenuto i medesimi risultati: quando si andava ad indagare la correlazione tra ansia e disturbi dermatologici, questa risultava sempre positiva.

Una ricerca internazionale del 2022 ha analizzato la relazione tra un disturbo dermatologico che affligge oltre 125 milioni di persone nel mondo e lo stress e l'ansia: la psoriasi, una malattia infiammatoria cronica della pelle, ha molteplici cause ma una di queste è lo stress emotivo che attiva l'asse ipotalamo-ipofisi-surrene con successiva disregolazione di questo sistema ma anche di quello immunitario che spiega anche la tendenza remissiva e recidivante della malattia.

Questa è stata solo una delle ricerche che hanno cominciato ad indagare in modo più approfondito la relazione tra cervello e pelle e a scoprire che i fattori psicologici giocano un ruolo molto più importante di quanto creduto finora, nell'esacerbarsi di disturbi dermatologici. In particolare, oltre alla psoriasi, sono state evidenziate delle relazioni tra ansia e orticaria, iperidrosi (eccessiva sudorazione), acne e dermatite. Inoltre secchezza eccessiva o alterazioni nel colore della pelle (passaggi repentini da pallore a rossore e viceversa) sembrano trovare una possibile causa proprio nei disturbi ansiosi.

Le conoscenze raggiunte in materia di disturbi psicosomatici ha permesso di intervenire in modo ottimale nei casi in cui di fronte all'assenza di cause organiche, gli stessi medici rimanevano nell'incertezza di non aver prescritto sufficienti esami o di aver commesso degli errori nelle diagnosi.

Di fronte al rischio che questi disturbi fisici possano cronicizzarsi o compromettere la salute generale, sta al singolo valutare la possibilità di rivolgersi a uno specialista della salute mentale, senza per questo considerarsi “pazzo” e sviluppare la paura dello stigma della malattia mentale, che grazie alla divulgazione della conoscenza psicologica, oggi è sempre meno diffuso. Se c'è la possibilità di risolvere un problema che compromette la quotidianità, l'azione giusta è sempre quella di affidarsi agli specialisti e non sottovalutare quanto la psiche possa influire sul benessere fisico.

Bibliografia:

Dott.ssa Alice Garbin

Autrice

Dott.ssa Alice Garbin

Psicologa

Psicologa iscritta all'Albo A 26230 Lombardia, criminologa e mediatrice familiare Airac

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